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Il presidente di Federparchi Sammuri su disfunzioni e ritardi che paralizzano i parchi

Intervento inviato al direttore del Corriere della Sera

( 10 Luglio 2014 )   Nei giorni scorsi il presidente del parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga Arturo Diaconale è stato coinvolto in un dibattito dai toni molto accesi sulle colonne del Corriere della Sera, a proposito della nomina (in proroga) del direttore dell’area protetta che presiede.  Diaconale ha giustamente spiegato che questa situazione affonda le radici, a monte, in un sistema-ambiente regolato dalla legge 394, farraginoso e paralizzante. Tutto questo al netto dei complessi allineamenti della politica locale, dei ritardi e delle disattenzioni di qualche ministro dell’ambiente.
   Federparchi concorda con la disamina di Diaconale, sul fatto che la legge sia da correggere profondamente e, soprattutto, rapidamente. A questo proposito il presidente di Federparchi Europarc Italia Giampiero Sammuri ha inviato un breve intervento al direttore del Corriere della Sera, a chiosa del dibattito.
   “I parchi italiani – scrive Sammuri -  non sono certamente un mondo a parte e risentono dunque anch'essi delle disfunzioni e dei ritardi che affliggono il Paese. Nonostante la frammentazione delle competenze tipica del nostro sistema, gli Enti parco hanno però costruito negli anni, e primi tra altre amministrazioni, esperienze di gestione capaci di attrarre verso obiettivi di protezione e di rispetto dell'ambiente amministrazioni locali, comunità altrimenti isolate, associazioni di produttori, operatori economici.
Nel 2010 l'ultimo elenco ufficiale pubblicato dal Ministero dell'ambiente contava in Italia 871 zone protette a vario titolo, per un totale di oltre tre milioni e mezzo di ettari di territorio e di aree marine e costiere: porzione preziosa del Paese preservata in anni difficili da colate di cemento, dall'inquinamento, dai rifiuti, dallo sfruttamento irrazionale”.
   “Da tempo – conclude Sammuri - Federparchi si batte perché agli enti parco vengano assegnati gli organi dirigenti necessari a condurre, a norma di legge, la propria missione istituzionale. Nel frattempo, comunque, gli obiettivi di protezione non sono stati disattesi, nonostante le strettoie burocratiche e la scarsezza di risorse finanziarie. Specie simbolo come lo Stambecco, l'Orso, il Camoscio appennico, il Pino loricato si sono salvate e in alcuni casi estese grazie al lavoro che hanno fatto i parchi italiani e il nostro paese anche grazie a questi risultati oggi è il primo in Europa per numero di specie animali e vegetali”.
 
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