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Sammuri sull'uccisione dell'orsa Daniza: "Fatto gravissimo. Molte le domande a cui occorre rispondere"

Per il Presidente di Federparchi-Europarc Italia bisogna tornare ad una gestione coordinata e scientificamente fondata di un progetto che costituisce un grande successo italiano

( 12 Settembre 2014 )

"La morte dell'orsa Daniza è un fatto molto grave e occorre stabilire al più presto cosa sia avvenuto." E' ferma e indispettita la posizione del Presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri: "Al di là delle informazioni ufficiali secondo le quali l'orsa non ha sopportato la dose dell'anestetico che le era stato somministrato, i responsabili devono accertare se ci sia stato errore umano oppure una tragica fatalità. Ma, per quanto grave, il fatto non può cancellare i risultati di un percorso di straordinario successo come quello della reintroduzione dell'orso sulle nostre Alpi, ideato, progettato e operato dal Parco dell'Adamello Brenta e sostenuto finanziariamente dall'Unione Europea."

Anzi, per Sammuri "Proprio questo successo, che ha in pochi anni posto rimedio all'estinzione dell'orso operata nel secolo scorso, fa sorgere altre domande: perché il Parco - che aveva svolto un eccezionale lavoro di studio e di informazione, coinvolgendo alte professionalità - è ora escluso dalla gestione della specie? E chi si assume ora la responsabilità, la Provincia di Trento o l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale? Non è secondario sapere chi ha deciso che l'orsa fosse problematica. E chi ha stabilito che fosse giusto catturarla. E chi poi ha ritenuto di doverlo fare in tutta fretta, senza insistere con metodi meno rischiosi, considerando anche l'età non più giovane dell'animale. E su tutto ciò, cosa ha detto e fatto, cosa ha da dire e da fare il Ministero dell'Ambiente?"

Sottolineando che la Provincia di Trento ha progressivamente assorbito la gestione del progetto, Sammuri mette alcuni puntini sulle i: "Si tratta di un Ente con una grande tradizione nella gestione faunistica e per quel che riguarda gli ungulati è spesso stato punto di riferimento in Italia. Ha sostenuto fin dall'inizio la reintroduzione: quando se ne è cercato il finanziamento, quando sono stati svolti gli studi preliminari, quando sono stati fatti gli accordi con la Slovenia per il trasferimento degli orsi presi dalle quote di caccia. Ma facendo da sé su una questione nuova e complessa come la gestione, non sempre seguendo le indicazioni dell'Ispra e non coinvolgendo il Parco, sta commettendo errori."

Il riferimento del Presidente di Federparchi è ad altre situazioni dei mesi scorsi che hanno fatto discutere: "E' incomprensibile, ad esempio, che ad ogni piccola situazione critica si risponda con atti da emergenza, quando lo studio di fattibilità che aveva preceduto la reintroduzione aveva chiaramente previsto tutto: tanto l'impatto dell'orso su alcune attività umane - essenzialmente di allevamento - quanto la possibile esistenza di individui 'problematici', come si dice".  Sammuri precisa che "in realtà i danni economici che gli orsi hanno prodotto in questi anni sono insignificanti, nulla se confrontati ad esempio a quelli che i cervi causano in Trentino o i cinghiali in Italia centrale, e il protocollo elaborato dal ISPRA, Provincia di Trento e Parco Adamello Brenta indicava con precisione le corrette modalità di gestione degli orsi più esuberanti."

Ma il pensiero finale di Sammuri è per il ruolo del Ministero dell'Ambiente. "L'Orso è un patrimonio nazionale e dunque il Ministero deve avere un ruolo di ben maggiore presenza e di fermo coordinamento. Anche perché gli orsi, come era nello scopo del progetto, non sono più solo in provincia di Trento ma si stanno lentamente estendendo in altre zone alpine. Gli attori coinvolti stanno crescendo di numero e diventa quindi assolutamente indispensabile una guida coerente e scientificamente assistita."


 
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