A poche ore dall’avvio della tre giorni siciliana organizzata da Federparchi, l’isola brucia. Per il fuoco e per le polemiche. Dopo l’attentato al presidente del parco dei Nebrodi, dopo il disastro di Pantelleria (non a caso avviata a diventare a breve parco nazionale), di nuovo la cronaca tocca l’ambiente.
Spenti i fuochi, resta la cenere delle responsabilità. Si parla di mancanze istituzionali, dei ritardi nella realizzazione dei “viali parafuoco”, utili a isolare le fiamme, e anche di mancata attività di pulizia del sottobosco. Noi, come Federparchi vorremmo andare oltre. Buona parte degli incendi degli ultimi 15 giorni è di origine dolosa, opera di piromani. Quello nell'Isola di Pantelleria era evidentemente un preavviso. Negli ultimi tempi è stata un’autentica escalation. Atti intimidatori che hanno interessato cose e persone e che hanno sempre a che fare con l’ambiente. La criminalità che non tollera la stretta legalitaria finalizzata alla tutela dell’ambiente e che mette nel mirino territori e persone.
“Quando si ha a che fare con l’ambiente, si sa, si toccano molti interessi – commenta il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri – già domenica sera saremo in Sicilia per ribadire vicinanza a chi si spende con generosità per il bene del territorio. Siamo veramente dispiaciuti che la Sicilia stia subendo questa nuova grave e detestabile forma di minaccia: il fuoco. La nostra forza di fronte ad atti di tale portata va trovata sempre nell’unità, in quella fitta reti di connessioni che deve proteggere i boschi e renderli difficili da aggredire. Difendere l’ambiente vuol dire difendere la legalità e, purtroppo, a finire nel mirino, vedi il caso Nebrodi, è chi sceglie di stare con la legalità”.