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I parchi aiutano l’ambiente ma devono poter funzionare

Friday Future, governance, sicurezza per i turisti e il ruolo delle Aree Protette

( 19 Marzo 2019 )

 

L'articolo del presidente di Federparchi su LaStampa online.

Dai Parchi un contributo alla sostenibilità ma gli enti devono essere in grado di funzionare ed oggi non è così per molti di loro. L’allarme alla vigilia della stagione turistica. 

Il Friday for Future, a cui Federparchi ha aderito e partecipato,   è stata una eccezionale momento di partecipazione e sensibilizzazione su temi dei mutamenti climatici e dell’ambiente. Vedere tanti giovani con tanto entusiasmo e voglia di partecipare può solo dare forza e speranza a quanti da anni sono impegnati su questo terreno.  Nelle aree protette si portano avanti attività di difesa degli habitat e della biodiversità e, allo stesso tempo, si sperimentano strategie  e modelli di sviluppo ecosostenibili  che possono essere di grande utilità per il territorio, le comunità ed il contrasto  ai mutamenti climatici.

Per fare questo, tuttavia,  i parchi devono essere  nelle condizioni di poter  svolgere con efficacia la loro funzione. Per molti di essi oggi non è così.Ad oggi tredici parchi nazionali su ventiquattro sono privi di presidente: Dolomiti Bellunesi,  Cinque Terre,  Foreste Casentinesi,  Monti Sibillini,  Maiella, Gargano, Alta Murgia, Aspromonte, Asinara e di Abruzzo Lazio e Molise (appena scaduto). Sono commissariati i parchi dell’Appennino Lucano e della Sila mentre è privo di rappresentanza legale il Parco Nazionale del Circeo. Inoltre sono privi di direttori legittimamente nominati e si affidano a dipendenti che ne svolgono le funzioni: Dolomiti Bellunesi, Foreste Casentinesi, Maiella, Abruzzo-Lazio-Molise, Gargano, Appennino Lucano, Sila, La Maddalena e Pantelleria.

Per questo motivo Federparchi, insieme Club Alpino Italiano, Wwf, Italia nostra, Mountain wildernes italia, Enpa, Pronatura, Legambiente, Lipu, Fai, Touring club e Mare vivo,  si è rivolta al ministro Costa  illustrando tale situazione e sollecitando un intervento urgente per dare una governance  completa  a quei parchi che da troppo tempo ne sono privi e che rischiano, nonostante  l’impegno profuso, di vanificare i loro sforzi per la  difesa e la valorizzazione degli habitat naturali. Sappiamo che alcuni parchi sono in questa situazione da anni ed hanno visto succedersi anche quattro  ministri, ma sino ad oggi nulla è accaduto. Siamo sorpresi che non ci sia stato nessun riscontro da parte del Ministro all’accorato appello firmato dalla Federparchi e dalle 11 più rappresentative associazioni ambientaliste italiane. Sappiamo che le nomine non dipendono solo dal Ministro dell’ambiente perché è necessaria l’intesa con i presidenti delle regioni, ma possibile che non si riesca a trovarla  con nessuno del 13 coinvolti?

Faccio un solo esempio, ma potrebbero essere tanti, per far capire l’urgenza di un intervento. Fra poco, con l’arrivo della primavera e dell’estate, aumenterà la presenza di turisti nelle Aree Protette. È un fatto molto positivo sia per diffondere al grande pubblico i valori della tutela ambientale, sia per contribuire alla sviluppo sostenibile dei territori. Nello stesso tempo però aumentano i rischi per l’ambiente, come ad esempio quello costituito dagli incendi boschivi, anche per l’attuale stato di siccità. Inoltre i parchi, con una governance forte e completa,  possono dare il loro contributo anche alla sicurezza dei visitatori che si muovono in natura,  pur non essendo questa una loro competenza diretta. Per questo servono da una parte norme chiare su compiti, funzioni e responsabilità, dall’altra una governance degli enti in grado di svolgere in pieno i suoi compiti. Dal ruolo delle guide parco, alle gestione dei flussi crescenti di visitatori.  Di questo parleremo mercoledì 20 marzo a Roma in un incontro pubblico.  Perché le Aree protette sono un bene comune di tutto il Paese  e vanno salvaguardate e messe  nelle condizioni di funzionare al meglio.

Qui il LINK

 

 
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