In conclusione del progetto CEETO Interreg, chiediamo al presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, una valutazione sul progetto alla luce delle recenti vicende che hanno interessato anche le aree naturali protette.
D - Riparte, gradualmente, l’attività turistica verso i parchi.
Anche i parchi riprendono le loro attività, nel rispetto delle norme generali sul distanziamento sociale e sulla sicurezza sanitaria; ma anche i parchi portano il peso di questo lungo lockdown, con il conseguente rallentamento non tanto delle attività di tutela della biodiversità, ma di quelle legate alla fruizione turistica, che incide sull’economia dei territori e, in alcuni casi, sui bilanci degli stessi enti gestori delle aree naturali protette.
D – Come valuta l’azione di CEETO?
Le attività di monitoraggio e tutela della biodiversità sono proseguite, in questi mesi, grazie all’uso delle tecnologie oltre che con il lavoro sul campo di specialisti e guardaparco, per certi versi facilitate dall’assenza di visitatori. In questo contesto un ruolo importante va riconosciuto al progetto CEETO che ha sviluppato l’applicazione di nuove tecnologie per il monitoraggio dei flussi turistici nelle aree protette. Prima del blocco causato dalla emergenza sanitaria avevamo la necessità di gestire il flusso crescente di visitatori verso i parchi. Credo che ben presto il tema si riproporrà, rafforzato dalla necessità di stare all’aria aperta come misura precauzionale. Da qui le innovazioni che giungono da CEETO, inserito nel programma Interreg, sono di estrema utilità per una gestione equilibrata del turismo che tenga conto della necessità di creare valore e sviluppo per le comunità e i territori dove insistono le aree naturali protette e della fondamentale missione di conservazione naturalistica di esse. Gli strumenti di monitoraggio dei flussi, così come le metodologie per il calcolo dell’impronta ecologica turistica nei parchi sono strumenti innovativi ed efficaci che sicuramente possono contribuire alla sostenibilità dell’eco turismo.
D - quanto è articolata la filiera del turismo sostenibile?
Vi è un’intera filiera che lega le comunità con le aree naturali protette e che ruota sul turismo sostenibile. Parliamo di strutture ricettive, della ristorazione, delle guide, del merchandising e dell’intero comparto agroalimentare che opera nei parchi; sono tasselli che costituiscono uno dei cardini dell’economia che riguarda i territori interessati dagli enti parco. Attività che, ricordiamolo sempre, sono e devono essere sempre improntate al pieno rispetto dell’equilibrio con gli habitat e il patrimonio di biodiversità in cui sono inserite.
D – Tanti visitatori nelle aree protette, forse pochi conoscono la storie e l’importantissimo ruolo che hanno svolto, anche in Italia, a tutela della biodiversità. Può riassumere alcuni dei passaggi principali dei parchi italiani da questo punto di vista?
Nel ‘900 in Italia vi è stata una grave perdita di biodiversità, alcune specie hanno subito una catastrofe: il Gipeto si è estinto come nidificante sulle Alpi e successivamente anche in Sardegna, lo stesso è avvenuto al Grifone in Sicilia, al falco pescatore su tutto Il territorio nazionale, il capovaccaio è scomparso dalla Toscana meridionale, dal Lazio e dalle regioni del sud sopravvivendo con poche coppie solo in Basilicata, Puglia e Sicilia. La lontra è scomparsa progressivamente da tutta l’Italia centrosettentrionale, la Foca monaca ovunque, il Lupo ha drasticamente ridotto il suo areale che è divenuto puntiforme e si è estinto in Sicilia. L’orso è praticamente scomparso dalle Alpi orientali.
In questo contesto drammatico però qualcosa è successo: nel 1922 e ‘23 sono nati i primi due parchi Italiani, i nazionali Gran Paradiso e Abruzzo (oggi Abruzzo, Lazio e Molise) che hanno dato subito il loro contributo. Il parco del Gran Paradiso ha salvato lo Stambecco, che poi è diventato il nucleo partendo dal quale si è ripopolato tutto l’arco Alpino. Lo stesso è successo per il camoscio appenninico; partendo dalla salvaguardia nel Parco di Abruzzo, Lazio e Molise si è potuto ripopolare i parchi del Gran Sasso, Sibillini e Sirente Velino ed oggi la specie è fuori pericolo. Lo stesso parco ha strenuamente difeso e salvato l’Orso marsicano.
Da quel lontano 1922 in Italia le aree protette ne hanno fatta di strada, oggi abbiamo 24 parchi nazionali, 135 parchi regionali, 30 aree marine protette ed oltre 400 tra riserve naturali statali e regionali.
E i parchi hanno dato il loro contributo importante per la tutela della biodiversità: oggi ci sono 52 coppie nidificanti di Gipeto sulle Alpi grazie ad un importante progetto di reintroduzione internazionale che ha visto i parchi italiani protagonisti (Stelvio, Alpi marittime). Il grifone è tornato a nidificare in Sicilia sulle rupi di Alcara li fusi dove era stato sterminato dai bocconi avvelenati, grazie ad un progetto di reintroduzione del parco regionale dei Nebrodi. Il falco pescatore nidifica nuovamente in Italia grazie al progetto realizzato dal Parco regionale della Maremma in collaborazione con quello della Corsica. L’orso bruno sulle Alpi orientali è di nuovo presente per il progetto di reintroduzione del parco dell’Adamello Brenta. Il lupo ha riconquistato tutta la catena appenninica grazie anche alla presenza di una fitta rete di parchi nazionali e regionali. La lontra sta conquistando nuovi territori anche grazie alla protezione che hanno garantito alcuni parchi nazionali (Cilento, Appennino lucano, Sila). La foca monaca è ricomparsa nell’area marina protetta delle isole Egadi.
Si, i parchi hanno dato e stanno dando uno straordinario contributo alla nostra biodiversità e credo che sia importante far conoscere queste tappe alle migliaia di persone che torneranno a visitare questi scrigni di bellezze naturalistiche.