Il turismo nei parchi è in crescita e va governato al fine di renderlo sempre più sostenibile, che vuol dire basato sulla lentezza dell’esperienza, sulla leggerezza della fruizione e sulla curiosità per la scoperta dei territori e delle comunità. Questi i cardini su cui si è sviluppato il dibattito svoltosi a Visso, l’11 novembre, e promosso dalla Federparchi insieme al parco nazionale dei Monti Sibillini la cui sede ha ospitato l’incontro. All'inizio del convegno si tenuto un minuto di silenzio in ricordo di Assunta Brachetta.
Andrea Spaterna, presidente del parco, ha aperto il convegno sottolineando la necessità di prendere le distanza dal turismo “mordi e fuggi” spesso estraneo al territorio, ed ha rimarcato come le attività turistiche debbano essere “sostenibili” ma comunque in grado di produrre ricadute positive per lo sviluppo e per le comunità del parco. Spaterna ha ricordato l’importanza della Carta Europea del Turismo Sostenibile, di cui il parco Sibillini è al quarto rinnovo, quale strumento di programmazione partecipata e condivisa.
Alessandro Gentilucci, vice presidente del PN Sibillini, ha rimarcato come sia difficile parlare di turismo quando, con il terremoto del 2016, sono letteralmente crollate le strutture ricettive, insieme alle case e agli edifici pubblici. Occorre quindi andare avanti con la ricostruzione ripristinando tutti dei servizi essenziale che sono fondamentali per la piena ripresa del turismo.
Il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, ha richiamato l’esperienza di regolamentazione del traffico veicolare nella piana di Castelluccio di Norcia nel periodo della fioritura delle lenticchie. Un esempio clamoroso di come l’eccesso di presenza turistica possa tramutarsi in un danno ambientale. Il presidente di Federparchi ha ricordato come all’inizio vi fossero state alcune resistenze, poi i risultati siano stati positivi registrando la soddisfazione anche dei visitatori, che hanno vissuto un’esperienze più “ordinata ed equilibrata” della famosa fioritura. Sammuri ha quindi rimarcato la necessità di valorizzare le bellezze naturali delle aree protette tenendo presente la crescente richiesta di contatto con la natura e la nuova sensibilità verso il rispetto della biodiversità.
Il presidente di Federparchi, che ha svolto anche le conclusioni del convegno, ha anche ribadito che in alcuni ambienti particolarmente delicati non si può lasciare la libera fruizione. Vi sono nei parchi zone di particolare valore che devono essere regolamentate, in alcuni casi con il numero chiuso ed anche con l’obbligo di essere accompagnati da una guida. Il ruolo del parco emerge quindi anche nelle modalità di regolamentazione dei flussi, così come è importante favorire le guide-parco che svolgono non solo una importante funzione divulgativa, ma garantiscono la sicurezza sia dei visitatori che degli habitat naturali.
Il vice presidente di Federparchi Agostino Agostinelli ha quindi avviato i lavori con una relazione che entrata nel merito dei vari aspetti della fruizione turistica delle aree protette. Per Agostinelli il turismo sostenibile è il contrario del modello del “villaggio chiuso”, dotato di tutti i comfort, ma dove non si riconosce il luogo dove ci si trova, non si favoriscono contatti con le comunità locali. In questa tipologia di fruizione turistica non vi è curiosità e nemmeno leggerezza. Agostinelli ha invece ribadito come l’incontro con la natura debba essere un momento di contatto e conoscenza degli habitat naturali e di relazioni con le comunità. Ha anche ricordato che l’Italia ha il vantaggio di avere un patrimonio storico artistico e culturale diffuso su tutto il territorio, compresi i grandi parchi nazionali e regionali che, oltre alle bellezze naturali, aggiungono la presenza di borghi e testimonianze storiche-artistiche di grande valore.
Il confronto è poi proseguito con gli interventi previsti dal programma ove sono stati approfonditi i vari temi in questione: gestione dei flussi, gestione della mobilità, qualità dell’offerta ricettiva, ruolo delle guide e quanto altro. Molte ed interessanti le esperienze riportate da rappresentati di aree protette, associazioni ed esperti di settore.
Nel corso dei lavori si è collegato anche il presidente della regione Marche Francesco Acquaroli che ha confermato l’impegno a valorizzare l’ambiente e l’unicità del territorio delle Marche assumendo il parco nazionale dei Sibillini come priorità per lo sviluppo delle aree interne. Una funzione del parco come grande “attrattore” non solo per il turismo, ma anche per la filiera agroalimentare e artigianale. Acquaroli ha sottolineato la necessità di una adeguata programmazione degli interventi, che possono interessare anche l’area del parco, da realizzare in coordinamento con le politiche nazionali e con quelle europee. Un lavoro impegnativo, ha concluso, ma con il quale si possono raggiungere obiettivi ambiziosi.
Fuori programma è intervenuto anche Giovanni Legnini, commissario straordinario alla ricostruzione post-terremoto, che ha ricordato come, sino a qualche anno fa, vi era conflittualità tra i parchi e i sindaci. Oggi per fortuna vi è stata una forte evoluzione della cultura della sostenibilità che ha trasformato (con qualche eccezione) la conflittualità in cooperazione. “Siamo in una fase – ha affermato - dove si sommano tante criticità, dalla guerra, all’inflazione, al post covid. In questo ci sono, però, anche i semi per la ripartenza e i parchi sono uno degli strumenti che possono aiutare nella ripresa, soprattutto in queste aree duramente colpite dal sisma. Ora bisogna cogliere le opportunità dei tanti progetti che stanno giungendo, nell’ambito della ricostruzione post-sima, a sostegno dello sviluppo che deve essere in chiave di sostenibilità.”
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