Inizia la serie di articoli di Federparchi sui volumi della collana “Parchi d’Italia” di National Geographic Italia, realizzata da Repubblica e Club Alpino Italiano. Ogni numero ospiterà un intervento nelle pagine gestite a cura del CAI, inserite nella collana che presenta le meraviglie naturalistiche dei parchi nazionali del nostro Paese.
La collaborazione parte con un intervento del presidente di Federparchi Giampiero Sammuri dal titolo “una ripresa all’insegna della biodiversità”, dedicato al ruolo del sistema delle aree protette italiane sia per la conservazione della natura che per una ripresa all’insegna dello sviluppo sostenibile.
Qui di seguito il testo dell’intervento.
Una ripresa nel segno della biodiversità (Parchi d'Italia, num. 2)
Di Giampiero Sammuri, presidente Federparchi
L’Italia e l’Europa si trovano di fronte alla necessità di far ripartire l’economia dopo il brusco rallentamento dovuto all’emergenza sanitaria. In questo contesto anche le aree naturali protette, con i parchi nazionali in prima fila, possono e devono svolgere un ruolo. Già prima del Covid l’Unione Europea aveva intrapreso la strada del Green News Deal al fine di imprimere una svolta sostenibile nelle politiche di sviluppo. Con l’emergenza sanitaria questa impostazione è stata rafforzata al punto che il Next Generation prevede che oltre un terzo dei fondi vada a progetti e interventi orientati alla sostenibilità. A confermare questo trend è giunto, a metà 2020, il varo della Strategia Europea per la Bioversità al 2030 che, in riferimento all’utilizzo delle risorse, inserisce le aree protette all’interno dei processi di ripresa economica. Basti pensare che uno dei principali obiettivi di tale Strategia è quello di portare al 30% la quota di territorio europeo “protetto”, un obiettivo ambizioso ma non impossibile.
Ci auguriamo che anche in Italia si sviluppi, come in Europa, la piena consapevolezza che le aree naturali protette svolgono un ruolo fondamentale per la ripresa e la resilienza del Paese in quanto, oltre a svolgere la loro funzione primaria di tutela della biodiversità, esse costituiscono dei laboratori di sviluppo sostenibile; fucine di buone pratiche verificabili ed esportabili al di fuori dei loro confini. Parliamo dell’intera filiera agroalimentare di qualità, che coinvolge agricoltura, pesca, allevamenti, produzioni alimentari e via dicendo. Altro settore cruciale per i parchi è quello del turismo “sostenibile”. Da tempo si assiste ad un aumento della domanda, un bisogno di contatto con la natura che è ulteriormente cresciuto con le lunghe restrizioni causate dall’emergenza sanitaria. e proprio in quest’ottica è nata la sinergia tra Federparchi e CAI per la realizzazione del Sentiero dei Parchi
Parchi nazionali, regionali, aree marine, hanno affrontato a testa alta l’impatto del Covid. Adesso si tratta di essere protagonisti della ripartenza, ma occorre intervenire per correggere alcune serie incongruenze nel sistema delle aree protette italiane.
In Italia ci sono grandi differenze tra parchi nazionali e regionali. Negli ultimi anni quelli regionali sono stati sostanzialmente trascurati dai governi centrali (e anche da molte regioni) e soffrono di una cronica carenze di fondi. Eppure in termini di superficie e/o di importanza per la biodiversità essi sono equivalenti a quelli nazionali: Etna, Nebrodi, Delta del Po, Maremma,Adamello Brenta, Alpi Marittime, Ticino e tante altre aree protette regionali andrebbero valorizzate anche nell’ambito delle politiche statali.
I parchi nazionali, al contrario, non hanno grandi problemi di risorse economiche. Eppure esiste uno strumento, il “piano triennale della aree protette”, che potrebbe ovviare a questa grave discrepanza tra il livello regionale e quello nazionale. Peccato che sia finanziato e utilizzato l'ultima volta nel 2003. Era una valida leva di riequilibrio tramite la quale lo Stato stanziava risorse sia per i parchi nazionali che per quelli regionali e per questi ultimi chiedeva alle regioni un cofinanziamento; in tal modo si potevano mettere in campo strategie di sistema su scala nazionale e non localistica.
Per fare questo vanno incrementati gli strumenti scientifici per la tutela della biodiversità. L'Italia è il primo paese europeo per ricchezza di biodiversità e sono molte le specie minacciate. Perdita e distruzione degli habitat, disturbo antropico, specie aliene invasive, inquinamento, mutamenti climatici; sono molte le cause che mettono a repentaglio specie animali e vegetali di ogni tipologia: non solo animali famosi come l’orso, ma anche uccelli rapaci (Falco Pescatore, Gipeto, Capovaccaio), impollinatori (api), insetti poco conosciuti ma importanti per la catena alimentare, specie vegetali indispensabili per l’alimentazione di specie animali. La tutela della biodiversità è un’attività complessa e servirebbe un piano per ogni specie minacciata al fine di individuare le cause e le azioni di tutela da mettere in campo per la loro conservazione. Questa è la missione primaria che coinvolge tutte le aree protette, un impegno rilevante che necessita costantemente interventi di innovazione, organizzazione e ricerca finalizzati a preservare questi meravigliosi scrigni di bellezza e sostenibilità costituiti dai nostri parchi.