Far crescere la consapevolezza del rischio che le specie aliene invasive comportano per la biodiversità e, in parallelo, portare avanti le strategie necessarie seguendo le norme europee ed italiane affinchè il fenomeno vengano contrastato, a partire dal contrasto all’ingresso di queste specie nel territorio. Questo i fulcro delle riflessioni svolte nel corso dell’incontro promosso da Federparchi e dalla Riserva Naturale Tevere Farfa tenutosi oggi presso al sede dell’area protetta a pochi chilometri dalla capitale. Nel corso della giornata sono stati approfonditi numerosi aspetti riguardanti le specie aliene invasive, illustrando casi specifici, esperienze e progetti di intervento.
I lavori sono stati aperti da Pierluigi Capone, direttore della Riserva Naturale Tevere Farfa. Roberta Lombardi, assessore alla Transizione Ecologica della Regione Lazio, in collegamento via web, ha sottolineato come le specie aliene siano fra le minacce più gravi alla biodiversità ed ha illustrato l’impegno della regione Lazio per il contrasto a questa piaga. Maurizio Gubbiotti, presidente Roma Natura, ha sottolineato l’incremento delle specie aliene invasive dovute anche ad una gestione normativa di flora e fauna non sempre all’altezza della situazione, a partire dalle definizioni di specie alloctone. Vito Consoli, Direzione Ambiente della Regione Lazio, si è invece soffermato sulla necessità di affrontare il tema delle specie aliene anche dal punto di vista culturale, per far capire il danno che esse creano ad altre specie. Dario Capizzi, Aree Protette Regione Lazio, ha presentato il progetto Life Ponderat, che prevede fra l’altro una serie di interventi mirati alla eradicazione dei ratti nell’isola di Ventotene.
Lucilla Carnevali, dell’Ispra, ha illustrato la normativa europea e nazionale e il sistema di sorveglianza quale indispensabile supporto per una efficace gestione. Carnevali ha sottolineato quanto sia importante intervenire sui principali vettori di ingresso per sviluppare adeguate azioni di contrasto, azioni che vengono messa in atto insieme al MiTE. Lorenzo Tancioni, Dipartimento di biologia della Università di Tor vergata di Roma, si è soffermato sulle peculiarità delle specie ittiche e sulla necessità di gestirne la complessa biodiversità individuando quelle aliene invasive negli ambienti fluviali.
Massimo Lorenzini, dell’Università di Perugia, Lorenzo Talarico e Susanna Dantoni, entrambi dell’Ispra, si sono soffermati sul rischio di estinzione della “trota mediterranea”, e sulle varie strategie di conservazione con i relativi riferimenti normativi per tutelare la biodiversità. Andrea Splendiani, Università politecnica delle Marche, (parco nazionale dei Monti Sibillini) ha approfondito il tema relativo agli interventi di conservazione del progetto Life-Trota che coinvolge numerosi parchi, a partire dai Sibillini. Rocco Tiberti, del Parco nazionale del Gran Paradiso, ha illustrato la necessità della eradicazione dei pesci alloctoni dai laghi di montagna per salvaguardare la fragilità degli equilibri ecosistemici acquatici d’alta quota.
Dario Esposito, presidente Riserva Naturale Tevere Farfa, ha parlato della scarsa percezione delle minacce costituite dalle specie aliene sino a che non è esploso il problema die cinghiali e della peste suina. “E’ necessario – ha affermato - che cresca la comunicazione al fine di favorire la consapevolezza del rischio, anche da quelle specie che possono sembrare “simpatiche” come, ad esempio, i pappagallini parrocchetti.”
Fulvio Caronni, del parco lombardo della Valle del Ticino, ha riportato l’esperienza riguardante le specie floreali aliene invasive, in particolare le problematiche di alcune specie di ciliegi “tardivi” di origine americana che producono non pochi danni alle altre specie floreali del parco.
Francesca Giannini, del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ha portato l’esperienza del parco toscano che deve fronteggiare, in particolare, la presenza invasiva di mufloni e cinghiali, nocivi per specie sia di fauna che di flora locale, ma anche di ratti e altre specie animali e floreali che impattano sui delicati ecosistemi insulari, più fragili rispetto a quelli terrestri.
Antonio Canu, WWF, si è soffermato sulle cause antropiche delle specie aliene, ossia sulla responsabilità dell’uomo per gli spostamenti di flora o fauna in ambienti non autoctoni. Ha poi sollevato il problema etico della soppressione degli animali, pur consapevoli che essi sono causa di perdita di biodiversità. Si rende quindi necessario un’azione culturale e di condivisione del problema per soluzioni non cruente.
Stefano Raimondi, Legambiente, ha inquadrato il tema nel complesso delle politiche di tutela ambientale sia in ambito regionale che nazionale, e la necessità di una adeguata comunicazione per divulgare anche ad un pubblico più ampio le criticità delle specie invasive.
Il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, ha rimarcato quante buone pratiche e proposte sul tema delle specie aliene ci sono nelle aree protette in Italia. “Serve una corretta informazione, spesso ci si ritrova ad atteggiamenti ostili contro le azioni di contrasto dovuti a scarsa conoscenza sui pericoli che le specie aliene invasive costituiscono per la biodiversità. Vi è una profonda ignoranza dell’esistenza stessa del problema come una delle principali cause di perdita di biodiversità. Quando il pubblico non esperto vede i danni prodotti dalle specie aliene allora cambia atteggiamento e comprende la necessità degli interventi”. Sammuri è poi tornato sulla necessità che le aree protette svolgano una intensa attività di comunicazione sull’argomento, ricordando che il contrasto alle specie aliene invasive è obbligatorio e regolamentato dalle leggi dello Stato e dalle direttive europee.