L’Italia ha una vasta rete di aree protette regionali impegnate per la tutela degli ecosistemi, scrigni di biodiversità e di bellezze naturali. Purtroppo la maggior parte di esse si ritrova a fare i conti con scarse risorse, sia economiche che umane.
Se ne è discusso il 22 novembre al Parco Regionale delle Madonie, a Cefalù (PA), in un incontro promosso dalla Federparchi e dal Parco delle Madonie d’intesa con il Comune di Cefalù.
Nel corso del dibattito è stato illustrato il quadro dei parchi regionali, con un focus sulla rete dei parchi siciliani, mettendo in luce l’importanza delle funzioni che essi svolgono nelle attività di conservazione della natura ed anche per la sperimentazione di modelli di sviluppo sostenibile. Allo stesso tempo sono emerse le criticità della rete delle aree protette regionali, in particolare sul fronte della scarsità delle risorse disponibili (sia umane che finanziarie) e nella disomogeneità delle strategie perseguite, non essendoci un raccordo normativo e istituzionale che consenta di andare oltre la collaborazione volontaria fra parchi.
“Vi è la necessità ormai urgente di integrare la rete dei parchi regionali nel sistema italiano delle arre protette. – lo afferma Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi - La natura non conosce confini, né geografici né amministrativi, quindi non è possibile che, da un punto di vista normativo, i parchi regionali non abbiano relazioni con quelli nazionali e con le aree marine protette al fine di sviluppare strategie unitarie di tutela della biodiversità. Da tempo Federparchi chiede ai governi il rifinanziamento del piano triennale per i parchi, uno strumento previsto della legge 394 ma che da venti anni è fermo e che, invece, può dare un impulso forte per le aree protette regionali”.
Il presidente di Federparchi ha poi ribadito la necessità di avere un bilancio per budget, al pari degli altri parchi europei. Ha ricordato che le ZEA (Zone Economiche Ambientali) devono essere estese a tutte le aree protette italiane, ma occorre anche renderle operative. “Al momento – ha spiegato - parte i ristori Covid aggiuntivi non hanno prodotto benefici per i territori”. Sammuri ha poi ricordato la proposta di estendere il 5x1000 ai regionali ed ha auspicato il proseguimento della collaborazione con Anci, Uncem e con le Regioni affinchè si affronti, in sede governativa, la necessità di rendere più efficienti le aree protette regionali.
Il presidente del Parco delle Madonie Angelo Merlino ha illustrato le caratteristiche dell’area protetta e l’insieme dele attività svolte, “la Sicilia – ha affermato - è conosciuta in tutto il mondo per il suo mare ma le sue aree interne sono un tesoro che racchiude una moltitudine di bellezze variegate come non accade altrove. È per questo che ospitare il convegno nazionale di Federparchi a Cefalù è un segno d’attenzione verso una biodiversità che ha ancora tanto da raccontare agli appassionati di natura”.
“Potere ospitare una manifestazione di tale rilevanza a Cefalù- dichiara il sindaco Daniele Tumminello - è motivo di grande soddisfazione, sia perché Cefalù è la porta del parco delle Madonie e offre boschi e angoli tutelati nel suo comprensorio, ma anche perché tali eventi servono a rilanciare le tematiche naturalistiche e ambientali in un’ottica sia di tutela che di fruizione turistica responsabile”.
Nella relazione introduttiva Agostino Agostinelli, vice presidente di Federparchi ha svolto un’ampia panoramica sulla situazione complessiva die parchi regionali, sia per le dotazioni di risorse, sia per l’accesso ai progetti che in termini di certificazione della loro consistenza facendo riferimento al ritardo nell’aggiornamento dell’EUAP, l’elenco ufficiale delle aree protette presso il Ministero dell’Ambiente. “Inoltre vi sono non poche bizzarie nei modelli di governance – afferma - dove ogni regione agisce per i fatti suoi con enormi discrepanze nelle modalità di nomine die vertici ed anche nella composizione die consigli direttivi e dei soggetti che possono parteciparvi. Assolutamente legittimo, per carità, vista l’autonomia delle regioni, ma ne risentono le politiche di tutela della biodiversità che non comunicano fra loro. Se non si trovano punti di incontro tutti i discorsi sulla conservazione della natura, sul contrasto ai mutamenti climatici e via dicendo, diventa pura accademia”
Dopo ampia e partecipata discussione nel corso della quale sono state presentate numerose esperienze, analisi e proposte da esponenti del mondo delle aree protette e di alcuni sindaci, si è svolta una tavola rotonda con Emanuele Imprudente, assessore parchi e ambiente Regione Abruzzo; Barbara Lori, assessore parchi e territorio Regione Emilia Romagna; Elena Pagana, assessore territorio e ambiente Regione Sicilia. Nel corso del dibattitto è emersa una disponibilità degli assessori a prendere in esame le proposte emerse dal convegno, in particolare sul tema del rifinanziamento del piano triennale da parte del governo nazionale.
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