I parchi periurbani, quelli a ridosso della grandi aree metropolitane, sono la nuova frontiera per la sfida della sostenibilità e costituiscono un modello di fruibilità della natura per i cittadini. Funzioni nuove che le aree protette di prossimità urbana svolgono andando oltre la missione storica di tutela della biodiversità e del territorio. Questo il leit motiv del seminario svoltosi a Roma il 14 dicembre presso Villa Mazzanti, la sede di Roma Natura all’interno della Riserva Naturale di Monte Mario, nel cuore della capitale.
Ad aprire i lavori il presidente di Roma Natura, Maurizo Gubbiotti, che ha ricordato come l’evento sia una tappa di avvicinamento al congresso di Federparchi che si svolgerà a gennaio prossimo. “Roma Natura – ha detto Gubbiotti – è composta da 16 parchi a terra e un’area marina protetta, costituisce un anello naturale attorno a Roma ed è un’esperienza particolare in Europa in quanto ente unico di gestione di una rete di parchi periurbani. La metà delle superfici di questi sono aree agricol, con moltissime aziende orientate alla qualità e alle produzioni biologiche. I parchi di Roma Natura - ha proseguito Gubbiotti – si collocano in una prospettiva di “parchi e salute” con il concetto “OneHealth” che vede insieme la necessità di lavorare congiuntamente per il benessere umano e il benessere animale, estendendo la propria visione anche al di fuori dei perimetri dei parchi.”
Il vice presidente di Federparchi, Agostino Agostinelli, ha sottolineato come il cuore del rapporto uomo natura sia oggi proprio nei parchi periurbani. “La sfida vera è attorno alle grandi città – ha affermato Agostinelli - I parchi sono andati avanti rispetto alla mera tutela di biodiversità e di un ambito territoriale. Le aree protette in questi contesti urbani ci pongono il tema del “margine” nei contesti urbani. Prima il margine era interessato alla industria, oggi alla logistica. I parchi periurbani riescono a definire “margini” naturali all’espansione urbana, evitando la crescita smisurata.” Agostinelli ha poi ricordato come da anni non venga finanziati più il “Piano triennale delle aree protette”, strumento previsto dalla legge 394 proprio per connettere le strategie dei parchi nazionali con quelle dei regionali.
Cristiana Avenali, consigliera regionale Lazio e responsabile piccoli comuni, ha sottolineato l’importanza della valorizzazione delle aree protette e declinato i risultati di dieci anni di lavoro con la Regione Lazio che ha portato alla crescita della rete delle aree regionali protette. “E’ importante una nuova interpretazione del ruolo dei parchi urbani – ha affermato Avenali – si sono avute iniziative importanti e innovative ma non sempre facili da portare avanti, soprattutto da chi considera i luoghi della natura come intoccabili e non fruibili. Invece le aree protette vanno rese fruibili in modo sostenibile, facendo comprendere anche quanto essi siano importanti per le strategie relative al contrasto dei mutamenti climatici".
Molti i contributi e le esperienze di parchi periurbani, tra cui quelle esposte da Daniele Del Ben, presidente parco agricolo sud Milano; Oscar Locatelli, presidente del parco dei Colli di Bergamo; Marzio Marzorati, pres. Parco nord Milano; Roberto Saini, pres. Parco Po piemontese. Interessanti anche i contributi del mondo associativo ed accademico, come quelle portate da Marco Piraccini, Agesci; Manuele Magliocchetti, Anci Lazio e del rappresentante dell’università Campus Biomedico di Roma
Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente, ha ricordato come il titolo V della Costituzione ha dato campo libero alle regioni sui parchi regionali. “C’è la necessità che stato e regioni, nella apposita Conferenza, trovino una linea comune che riesca a favorire il dialogo sia fra le diverse regioni che fra regioni e Stato, coinvolgendo i vari ministeri di riferimento. Il rapporto fra natura e città sta cambiando e le aree urbane sono fondamentali per l’intervento sui mutamenti climatici e i parchi periurbani svolgono in questo un ruolo fondamentale. Ragioniamo quindi sul ruolo della natura anche per le filiere della sostenibilità che si creano al loro interno, a partire da quella dell’agroecologia, facendole interagire con le comunità di riferimento.”
Il prof. Sbordoni, della Accademia delle Scienze XL, ha poi illustrato l’attività del network City Nature Challenge che opera in tutto il mondo proprio sul tema della diffusione e integrazione fra contesti urbani e natura, proponendo il coinvolgimento dei parchi periurbani nelle sue attività.
Il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, nelle conclusioni, ha ribadito che i parchi regionali sono trascurati dallo stato centrale. “Il Ministero non si occupa da venti anni del sistema complessivo dei parchi. Come ha detto Agostinelli il piano triennale è lo strumento che consente di dare fondi statali ai parchi regionali con il cofinanziamento delle regioni, quindi strumento anche di coordinamento e riequilibrio. Sui parchi periurbani – ha rimarcato Sammuri – va valorizzato il grande patrimonio di biodiversità “minore” (dagli insetti agli anfibi) portando avanti percorsi di educazione ambientale rivolta a tutti, al fine di far capire cosa realmente sia la biodiversità e la necessità della sua conservazione. Allo stesso tempo occorre far comprendere a fondo il problema della fauna selvatica fuori controllo e delle specie invasive, al fine di diffondere un approccio scientifico e non ideologico su questi temi”.